venerdì 7 aprile 2017

La custode di mia sorella

di Jodi Picoult

Bella storia, ben scritta, punti di vista diversi ma tutti condivisibili. Ma soprattutto una botta emotiva.
Una famiglia stravolta dalla malattia, il difficile ruolo dei genitori, la forza degli affetti tra sorelle  : un cocktail di sentimenti, contraddizioni, emozioni che lasciano comunque il segno.
Si piange, si sorride, ma soprattutto se ne esce un po' meno cinici.
Tanti personaggi, tutti importanti ma tra tutti Sara,  la mamma, è almeno per me quello emotivamente più coinvolgente

Essere genitori è davvero una questione di rintracciare, di sperare che i tuoi bambini non si allontanino tanto che non potrai più vedere le loro prossime mosse.





Io ero nata con uno scopo ben preciso.
Non ero il risultato di una bottiglia di vino da poco o della luna piena o di un entusiasmo momentaneo.
Ero nata perché uno scienziato era riuscito a mettere insieme gli ovuli di mia madre e lo sperma di mio padre per ottenere una certa combinazione di prezioso materiale genetico.
In realtà, quando Jesse mi spiegò come nascono i bambini e io, ostinata miscredente, decisi di chiedere la verità ai miei genitori, ottenni più di quanto mi aspettassi.
Mi fecero sedere e mi dissero tutte le solite cose, naturalmente, ma mi spiegarono anche che avevano voluto il mio piccolo embrione, quello e non uno qualsiasi, perché poteva salvare mia sorella Kate.
«Ti abbiamo amato ancora di più», mi rassicurò mia madre «perché sapevamo esattamente quello che volevamo.»
Mi ritrovai a domandarmi, tuttavia, che cosa sarebbe accaduto se Kate fosse stata sana.
Forse sarei rimasta a fluttuare nel cielo o da qualche altra parte, in attesa di agganciare un corpo con cui passare del tempo sulla terra.
Sicuramente non avrei fatto parte di quella famiglia.
A differenza degli altri esseri liberi, infatti, io non ero nata per caso.
E se i vostri genitori vi hanno messo al mondo per una ragione, è meglio che quella ragione continui a esistere, perché se mai se ne andasse, voi fareste la stessa fine.



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