sabato 8 febbraio 2020

Eleanor Oliphant sta benissimo

di Gail Honeyman

L’unica cosa che conta è rimanere fedeli a ciò che si è veramente

Eleanor è trentenne single che conduce un’esistenza (almeno apparentemente ) piatta e monotona. Vive sola, molto abitudinaria e schiva. Un po’ stravagante, almeno agli occhi dei colleghi, ma comunque molto colta ed educata. In realtà la donna nasconde un terribile segreto che la condiziona da sempre ed ha trovato questa sorta di pace interiore mettendo uno scudo protettivo che la protegge dal mondo circostante. Conoscere il collega Raymond la aiuterà lentamente ad aprirsi al mondo, a prendersi cura di sé, a conoscere altre persone e soprattutto a superare il suo dolore. Non senza difficoltà. E’ una storia sotto alcuni aspetti anche un po’ surreale, in alcune parti anche un po’ monotona, ma comunque coinvolgente. Si fa un po’ fatica almeno all'inizio a comprenderla, il finale è un po’ scontato ma complessivamente lo si può considerare un buon libro.



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Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent'anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient'altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D'improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.