martedì 26 gennaio 2021

Papà, fammi una promessa: Un anno di speranza, sofferenza e determinazione

di Joe Biden.

A pochi giorni dall'insediamento del nuovo presidente un'occasione per conoscerne un lato privato ai più sconosciuto.
Il racconto, scritto in prima persona, di una fase molto delicata della vita dell'attuale presidente USA Joe Biden. 
La vicenda personale mi sembra descritta molto meglio di quella pubblica forse perchè per me i riferimenti alla sua azione politica sono stati la parte meno interessante. Quello che invece emerge con più forza è l'intreccio di questi con i suoi drammi personali che hanno accompagnato la sua vita.
Ne esce un quadro di un uomo molto devoto, leale, legato alla famiglia, ma soprattutto ne conosciamo la componente umana che alla fine lo rende sicuramente più vicino. Molto interessanti anche gli aneddoti sul suo rapporto con Obama.
Un testo scorrevole per conoscere un po' meglio l'uomo oltre al politico.


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Nel novembre del 2014 i tredici membri della famiglia Biden si trovarono a Nantucket per festeggiare il Ringraziamento, una tradizione che li riuniva da quarant’anni; l’unica costante di quella che era diventata una vita febbrile, osservata, iperprogrammata. Quella gita di famiglia per il Ringraziamento era un momento per ritrovarsi e riflettere sull’anno che stava per finire e su cosa avrebbe riservato il futuro. Ma quell’anno era diverso dagli altri. Quindici mesi prima, infatti, al figlio maggiore di Joe e Jill Biden, Beau, era stato diagnosticato un tumore maligno al cervello. Le possibilità di sopravvivere erano poche. «Papà, fammi una promessa», aveva detto un giorno Beau a suo padre. «Dammi la tua parola che starai bene, qualsiasi cosa succeda». Joe Biden gli aveva dato la sua parola. “Papà, fammi una promessa” racconta l’anno successivo, che sarebbe diventato il più importante e impegnativo della vita e della carriera straordinaria di Joe Biden. Da vicepresidente degli Stati Uniti, infatti, Biden quell’anno viaggiò intorno al mondo per più di centomila chilometri, crisi dopo crisi, dall’Ucraina all’America Centrale all’Iraq. Quando arrivava una telefonata da New York, o da Washington, o da Kiev, o da Baghdad – «Joe, dammi una mano» – lui rispondeva. Per dodici mesi, mentre Beau lottava per sopravvivere e infine moriva, Biden provò a trovare un equilibrio tra due imperativi: tenere fede agli impegni e alle responsabilità presi con il suo paese, e a quelli con la sua famiglia. Il tutto con una domanda incombente e mai davvero lontana: se candidarsi o meno alle elezioni presidenziali del 2016. Quell’anno portò grandi risultati e trionfi, e dolori laceranti; ma anche nei momenti peggiori Biden potè contare sulla forza dei suoi antichi e profondi legami familiari, sulla sua fede e sulla sua amicizia vera con l’uomo che sedeva nello Studio Ovale, Barack Obama. Scritto in modo intenso e diretto, Joe Biden trasmette ai lettori l’urgenza di ogni momento, raccontando sia i giorni in cui non riusciva ad andare avanti che quelli in cui pensava di non potersi permettere una pausa. Questo non è solo un libro scritto da un vicepresidente. È un libro scritto da un padre, da un nonno, da un amico e da un marito. “Papà, fammi una promessa” racconta la storia di come la famiglia e gli amici possono sostenerci e di come una speranza, uno scopo e la voglia di fare possono guidarci attraverso il dolore di una perdita verso la luce di un nuovo futuro.